Prima ancora di toccare la prima onda con la propria tavola, tutti ci siamo trovati davanti a un bivio. Non c’era segnaletica, ne avevamo una mappa, o guida che ci dicesse con chiarezza “vai di là”. Un bivio silenzioso, ma potente che avrebbe determinato tutto. È lì che si decide chi diventerai. È lì che si decide se, tra qualche anno, sarai ancora a lottare goffamente tra la schiuma oppure starai scivolando deciso lungo la parete dell’onda con lo sguardo fiero e il cuore in pace. Quel bivio si chiama scelta. E le due strade sono profondamente diverse.
La prima strada è quella larga. È asfaltata, battuta, piena di gente. Ti viene quasi spontaneo entrarci senza pensarci troppo. Tutti sembrano starci bene. Tutti sorridono. È rassicurante. È piena di persone come te, principianti, turisti, curiosi, sognatori. È la via delle scuole tradizionali, delle tavole giganti in spugna, dei corsi base da un’ora al giorno per tre giorni. È la via dove ti dicono “intanto prendi confidenza, poi si vedrà”. Dove ti spingono in acqua e ti fanno scivolare sulla spuma bianca come un bambino che impara ad andare sul bob. È divertente, inizialmente. E fa sentire parte di qualcosa. È una sorta di villaggio vacanze del surf. La via dell’esperienza più che dell’apprendimento. Il problema? Nessuno arriva veramente in fondo. Nessuno, davvero, diventa un surfista. Sì, imparano a divertirsi, ma non a dominare la linea d’onda. Imparano a sentirsi bene, ma non ad avere la piena padronanza di tavola, con potenza e grazia. Imparano a resistere alla fatica, ma non a volare sul labbro della parete con controllo e visione. Dopo mesi, anni, quella via continua a essere la stessa. E chi la percorre continua a fare sempre le stesse cose. Le stesse cadute, le stesse partenze in ritardo, le stesse onde buttate via.
La seconda strada è diversa. Non la noti subito. È stretta, dissestata, sembra quasi un errore. Non c’è nessuno che la percorre. Non ci sono voci, non ci sono sorrisi. Solo silenzio. Eppure, se ti fermi a guardarla, se ti permetti di osservarla davvero, c’è qualcosa che ti attira. È una via ruvida, solitaria, scomoda, ma promette qualcosa di diverso. Non un divertimento immediato, ma una trasformazione. Non una compagnia rumorosa, ma una direzione chiara. Non una vacanza, ma un percorso autentico. È la strada che solo in pochi scelgono. Forse perché sembra troppo impegnativa. Forse perché fa paura ritrovarsi soli. Forse perché ci hanno insegnato a pensare che la massa abbia sempre ragione. Ma nel surf, la verità è un’altra. Nel surf, se vuoi diventare un vero surfista devi prendere la via meno battuta.
La seconda strada è quella che inizia quando smetti di cercare un corso qualsiasi e inizi a cercare un coach. Non un istruttore che ti mette in acqua con altri venti turisti, ma un mentore. Qualcuno che ha percorso quella strada prima di te, che sa leggere le tue difficoltà e trasformarle in opportunità. Qualcuno che ti consegna una tavola non comoda, ma adatta. Non galleggiante, ma planante. Non grande, e non piccola, ma progettata per te. Perché nel surf, come nella vita, ciò che ti aiuta davvero non è ciò che ti rende le cose più facili, ma ciò che ti prepara a farle meglio.
La seconda strada è fatta di dettagli, di studio, di prove tecniche. Non entri in acqua a caso. Ogni sessione ha un obiettivo. Ogni movimento ha un senso. Ogni onda diventa una lezione. Il coach ti parla di assetto, di remata, di postura, di sguardo. Ti fa rifare cento, mille, diecimila volte lo stesso movimento. Ti corregge l’approccio mentale, i piedi, le gambe, l’allineamento delle spalle, il busto, la postura, il ritmo del respiro, la visione. Studi lezioni video, pratichi e con i report e il coach correggi, impari, metabolizzi e rendi istintivo ciò che non lo è affatto. E, giorno dopo giorno, tu cambi. Diventi più consapevole. Più sicuro. Più leggero. E il mare smette di essere un campo di battaglia. Diventa il tuo alleato.
Questa seconda strada, all’inizio, sembra lenta. Ma non lo è. È molto più veloce. Solo che all’inizio ti fa fare un passo indietro per fartene fare tre in avanti. Ti costringe a distruggere le tue false sicurezze per costruirne di vere. Ti obbliga a smettere di imitare chi non sa cosa sta facendo, per iniziare a fare ciò che serve davvero. E chi la sceglie, dopo pochi mesi, guarda indietro e si rende conto che ha bruciato anni di tentativi inutili. Perché ha costruito le basi. E sulle basi vere puoi costruire un castello reale. Sulle illusioni no.
La prima strada è comoda ma tradisce. È affollata ma vuota. È piena di chi dice “è difficile, ci vuole tempo”, ma è vuota di chi ce l’ha fatta davvero. Quella via ti tiene in un limbo per anni. Ti fa credere che stai migliorando, ma in realtà ti fa solo girare in tondo. Ogni volta che ti sembra di aver fatto un passo avanti, scopri che sei ancora lì. Ogni volta che pensi “questa volta è andata bene”, ti rendi conto che non è vero. E alla fine ti abitui a galleggiare. Ti abitui alla mediocrità. Ti convinci che il surf sia questo. Che tu sia poco portato, o troppo vecchio, o troppo poco allenamento, troppo stanco, troppo normale per diventare bravo davvero.
La seconda strada, invece, è onesta. È dura, sì. Ma è vera. Ti guarda negli occhi e ti dice: vuoi diventare un surfista o no? Vuoi essere uno di quelli che sta a guardare o uno di quelli che vola? Vuoi sentirti parte di una comitiva o di un’elite silenziosa ma concreta? Vuoi farti portare a riva dalle finte onde ibride e spumose, o imparare a dominare la parete liscia con il roller coster fuido e istintivo?
Se dentro di te c’è anche solo una scintilla di desiderio autentico, se senti che il surf non è solo un passatempo, ma una chiamata, allora devi scegliere la seconda strada. Devi farlo con tutto te stesso. Devi lasciare la folla e camminare da solo. Anche se ti prenderanno per pazzo. Anche se all’inizio sembrerà più faticoso. Anche se dovrai andare controcorrente.
Perché è lì, proprio lì, che comincia la vera avventura. Quella che ti trasforma. Quella che ti fa diventare surfista dentro. Quella che ti regala una nuova visione della vita più vera. Ed è lì che troverai anche gli altri pochi che hanno scelto quella via. Non saranno tanti. Ma saranno come te. Determinati. Umili. I veri surfisti. Saranno la tua nuova piccola tribù. Silenziosa, ma esaltante. E vi riconoscerete da lontano. Dallo sguardo. Dal modo in cui entrate in acqua. Dal rispetto che portate per il mare, per gli altri, e per la vostra crescita. Perché solo chi ha scelto quella via sa quanto sia bello, difficile, prezioso e assolutamente meraviglioso imparare davvero a surfare.
Non ci sono scorciatoie. Ma ci sono strade che portano lontano e in luoghi poco frequentati, altre in vicolo cieco chiassoso e affollato.
Tu, solo tu hai facoltà di decidere, scegli la tua strada.
Aloha…
Gabriele Concato
Spartaco